… poi rive sconosciute
e in ogni parte
l’inverno
tra le cose del giorno
come di notte
consumava
il ceppo sugli alari
spargeva
note di cenere nell’aria
avevamo
aspetto di angeli correnti il tempo freddo
attraversando ci legavamo per restare
zavorre
alla vita muliebre
portavo ossatura di Padre
Ancorati così
mangiavamo seduti
forse ridevano di noi
per le fossette cave sulle guance
l’ebbrezza il sorriso
per il cibo il vino
ti scoprivo diamante dal calice
alla nostra tavola improvvisata
nel volto di quel luogo di Fiumi
e in tutti gli altri dove
non confluivano somiglianze