Il Segnale novembre 2018

https://youtu.be/gQIi68gIrHk
presentazione almeno Una necessaria a farsi conoscere per grandi linee nel particolare interno di un blog di parole la sto scrivendo adesso e senza un’idea precisa ma ho in mente una citazione di J. Joyce tratta da Ulisses Telemachia dal II° episodio (Nestore ) vado a memoria e dice più o meno così: “la mia infanzia si china qui accanto a me troppo distante perché io possa posarvi la mano anche Una sola volta o lievemente la mia è distante– la sua è segreta come i nostri occhi. Silenziosi pietrosi segreti s’insediano nei palazzi bui di entrambi nostri cuori. Segreti stanchi della loro tirannide Tiranni disposti ad essere detronizzati “…
non ho
che variazioni di luce
cambiare colore al tuo vestito
la tua andatura è un verso tronco
in fondo alla sterrata l’aria si fa di pioggia
sotto un resto di volta sto
qui s’addensano le nuvole
Acqua celeste
oscillerà sul sipario del vento
un temporale
chiude i nostri segni
squarcia il velo fino dei capelli
da “Corpo di guerra” 2018
Anterem edizioni
Terribile sorriso vero?
un Giorno così
me l’hanno regalato sì
è un dono ! ora è per te
è per la tua temibile faccia triste che sorrido
non per la mia
alta la Luna la faccia di cane addormentato
e un occhio è lucido e acceso e
il Grande Carro riflette doppiamente su di sé
Vivo nella stagione semino staziono in ombra mangio merluzzo in salsa rossa con le mani sì, così, ne porto un pezzo alla bocca serrata chiusa la forzo l’apro con le dita senza mediazione di forchetta il cibo ha il sapore di me prima di me. Ingoio lacrime quando mi arrendo a esistere nel limite di mera funzione al limite
La puttana del paese non sa questo di me, no non lo sa. Vorrei sapesse invece ma è occupata. Sembra un uomo a volte, dicono… lo dicono! E si da. prende piacere e per piacere spaccia tristi pantomime per amore. Chiede un ricambio: spennellarsi squallore sordido addosso. Una presa appena un’apnea di sale dietetico contrabbando di bellezza e dannazione da sfoggiare però se guardi bene da vicino vicino la griffe è contraffatta.
Sono un visitatore guardo non visto. Sono arrivato qui e ho detto bucando la trave centrale del soffitto con lo sguardo dritto, ho detto : – questo è un buon posto per morire-.
In assenza di moto in amekhania guardo senza capire come sempre come sempre. Carpisco quel che posso lievemente a mezzo de la visione aerea e mi rimane cosa… non saprei. Mi rimani tu puttana e io non resto a te! E c’è una luna accesa un mezzo atemporale Ma… c’è una luce accesa per te che resti? Io esco, esco fuori tema e tu mi passi accanto.
Vai a giro, mi incontri mi prendi piano un pezzo per volta. Sei tattica muti la tua forma. Ma che puttana conquisti posizioni e poco a poco strappi ancora un po’ di polpa al cuore. Ho un cuore di mela ridotto a torso. Ho un cuore in in dual band. Ti ho fregata!
Capita a volte che qualcuno si accorga della mia presenza,e lei, lì, con le mani nel sacco colta come un bambino con le dita nel burro, colta sul fatto si agita si dimena dentro, ma io esco fuori tema allo stremo all’esterno della mia crosta ghiacciata estremamente sorpresa dall’avvistamento. E dovremmo comunicare l’osservatore e io, forse sì, tuttavia questo non avviene.
Quanto di ecclissata follia nella voce velata che arriva dal lontano dove regna l’estraneo perché chi se ne va sorride sempre, sorride a tutto e il viaggiatore rallenta l’ospite non si ferma.
La maggiore qualità della luce è lasciare intravedere. Eh.. ma la stagione dell’estate con le sue grandi braccia restituisce visioni accecanti e basta questa maledizione cieca disperata la pulsione di vivere, come… non importa come!
Vivere l’inverno. Vivere dentro la dura purezza del diamante nel freddo incantevole pallore di un’ombra.
La donna sorridente cede a me compassionevole di qualità materna la sua natura e i suoi capelli bruni, i bellissimi denti. Mi ossessiona la patina di fatua serenità sopra i suoi denti d’ombra collocata nel buio che la inghiotte in questo paese strano ruvido nel farsi del cielo oltre le cinque. Pomeriggi di motti risa bestemmie uominibar stretti nel dialetto stretto. E non capisco e penso: non mi amano amo l’altrove e mi pongo nei suoni e resto loro così nella mia inapparenza, ma io esco esco, fuori tema.
Che bocca grande hai … perla o pastiglia
museruola certo… dov’è che t’hanno ripreso
cadi dal sonno vero? le luci no non le accendono
è Buio regno di paura
che tu ti sappia solo
ostinato orientato
ancora al cuore Maverick ma sì
sei proprio qui di nuovo a perdere
coscienza Vedi
non è tua quella
è di quegli altri
gli assolvono le paranoie agli accalappiacani exervitori
in branco la mandria esegue Vuoi riconoscerti starne fuori
da psichiatri preti buoni quelli che risolvono officiano funzioni
dislocano riqualificano la feccia in un quasi niente di male
vincere menti criminali capitani della più abile guerra fredda?
aspetto
che fai l’invito
tra flash seriali di città tra
queste orme
che
modella il vento a fare vuoto ad altro
vuoto
sorprendi i giocatori de l’abito antico
che
alle nuvole modificano l’ascesa
declinandole a meduse votate a l’aria
acque vapori in terra nera non spumeggiano
non bastano il fioretto né la spada
che
ne l’opificio metto a punto di fuoco
fondo in vena verde acuto primavera
l’istante il succo non va mai oltre l’estate
macino Oro in lama blu in cima
superiore emersa acquea da un umore d’astri
tu volta le pieghe Ora
la foggia richiama la più bella
morte
appari incedente a canto d’arpa
minio dal cinabro e dal piombo
di belletto salino è la tua bocca
che ?
sto a uomini di perle
pescatori naviganti
sognatori narratori di donne di temperature tropicali
interne assenze febbrili forze maggiori mediterranee
incerti ospiti confinati figuranti nella casa delle donne
e gli guardavo le mani cacciarsi nelle tasche dei calzoni
vacanti di viaggi
esercizi spirituali
aghi di gelo Quanti?
strizzando ciglia abitudine alle nevi
e sotto la neve
come sé ci fosse
del vero amore
che al cor gentil ratto s’apprende
fedeli alta la testa in resta
annusando mesta aria carica ferita
e come cani da slitta aspettando
e l’io minore
e loro uomini
ci leggevamo dentro al sommo de l’ultima isteria sul foglio
giorno falciati sfioccavano quei riccioli a lama biondi riarsi
sottili sparsi sottofondo oscuro lavico nella fucina le donne
troncavano
riducevano divorando
ci scucivano
ogni tanto un mattino
un mese
una poca luna di sangue
ecclisse oscuro bollettino bellico
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(il blog di Arcangelo Bagni)
Poetët janë paraprijës të agimeve në zbardhje, janë muza dhe shpirti i ëndrrave shpresë, janë fryma dhe muzikaliteti i fjalës shenjtëruar, janë koloriti më i ndritshëm i qenësisë tonë qytetërim!